L’incredibile avventura della Pallade Veliterna
di Roberto Zaccagnini
Della statua, conosciuta come Pallade Veliterna, ben pochi conoscono la storia movimentata, e il trambusto che provocò in mezza Europa. Si sa che fu catturata dai francesi, e i più informati sanno che invece fu mal pagata. Centinaia di pagine scritte su di essa, pur esaustive, nella loro tecnicità non sono per uso domestico. Reputiamo benefico sintetizzare la storia di questa nostra opera alloggiata al Louvre, riordinando i fatti in ordine logico e cronologico, lasciando in piedi soltanto i personaggi principali, e aggregando gli altri in una condotta comune. Ma oltre le azioni, cercheremo di capire le passioni, le quali soltanto possono giustificare comportamenti apparentemente illogici. E soprattutto, daremo un corredo storico al racconto, per far capire l’aria che tirava, in Italia e a Velletri, in quei mesi. Ma c’è una novità che ribalta le storie finora circolanti, e perfino la più radicata tra le tradizioni orali paesane, secondo la quale i francesi avrebbero acquistato la statua con denaro (che siano banconote, o cedole bancarie) il quale, cessata l’occupazione francese in Italia, non avrebbe avuto più alcun valore. Ma tutto cambia, oggi, con l’acquisizione dell’ultima delle cedole bancarie rimasta in possesso degli eredi del contadino, nella cui vigna fu rinvenuta la Pallade. Di quel biglietto, pubblicato nel 1924 su una rivista di archeologia, tutti riferiscono. Ma pochi dovrebbero averlo visto, e tra costoro – a quanto pare – nessuno si impegnò a leggerlo. Perché non si tratta di una cedola del governo francese, bensì dello Stato Pontificio, per di più recante una data antecedente all’inizio dell’occupazione francese in Italia. E’ vero che ci fu gran confusione di pagamenti tra tutti coloro che s’erano interessati all’acquisto della statua, ma quello che a noi interessa è il quantum, cioè – in soldoni – quanto ne ebbe il legittimo proprietario della statua, passato alla storia per essere stato turlupinato dai francesi. Per concludere, abbiamo la storiella di paese. O meglio, di famiglia, e cioè l’epilogo della storia tramandato dai discendenti del contadino, nella cui vigna emerse la Pallade, che finalmente viene raccolto e assicurato alla memoria. Una storiella che esula dalla competenza degli storici, per i quali la vicenda si conclude con l’acquisizione della Pallade al Louvre di Parigi. E invece il cerchio si chiude là dove s’era aperto, tra i filari di una vigna che, per alcuni mesi, fu al centro dell’attenzione degli artisti, dei collezionisti, dei mercanti e dei volponi di mezza Europa.
Indice
Di cosa parliamo // Il ritrovamento // Il sequestro // Ci si mettono pure i napoletani // I buoni … da fumare // Di chi erano quelle cedole?