Il punto sullo stemma di Velletri
di Roberto Zaccagnini
Lo stemma della città di Velletri, che fu uno dei primi Comuni a dotarsi di un’arme, ha certamente un primato: è lo stemma più tormentato e martoriato nella storia dell’araldica. Non tanto per i diversi modelli che nel corso di un millennio furono adottati, secondo i gusti estetici di ogni epoca, ma per gli interventi cui fu sottoposto: talvolta frutto di sciente determinazione, altre volte per incompetenza, altre ancora – e parliamo di oggi – per vandalica e arrogante ignoranza. Cosicché, dal motto “Est mihi libertas papalis et imperialis” che tutti amano tradurre “io ho la libertà DAL papa …” mentre trattasi di una “libertà DEL papa …”, fino agli arbusti che storicamente furono cipressi, e che oggi diventano lauri per il rigurgito imperiale di alcuni rozzi plebei i quali, non paghi, tramutano la rocca d’argento in oro, vagheggiando la puttanesca raffinatezza degli usurai.
INDICE
Prefazione
La prima insegna: S.P.Q.V. // Il caso di un antico marmo // Un senato volsco a Velletri ? // L’istituzione dello stemma // La Rocca e gli arbusti // Un’eredità di Augusto ? // Ma spuntano anche i meli // Ma perché tre ? // Una civiltà di taglialegna ? // I tre cipressi di Farfa // Eterna gratitudine per Eugenio III // Il sigillo dei frati // I colori // Est mihi libertas … // … Papalis et Imperialis // … Consuetae libertatis insignijs decorare // Da “Sit vobis…” a “Est mihi…” // Ma che tipo di libertà ? // L’aquila bicipite // Pasticcio di corone // La merlatura // Gusto e cultura di un’epoca
Repertorio iconografico
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